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La carbonella, una speranza per l’atmosfera

Autore: Prof. Adriano Mazzarella - Responsabile Osservatorio Meteorologico Università Federico II di Napoli
10/10/2009 (letto 5519 volte)

La combustione di rifiuti vegetali e organici in assenza di ossigeno... (continua)

 

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La combustione di rifiuti vegetali e organici in assenza di ossigeno (pirolisi) impedisce all’anidride carbonica di disperdersi nell’atmosfera e l’aiuta a fissarsi direttamente nella carbonella prodotta (biochar). Tale processo riduce la concentrazione nell’atmosfera dei tanto vituperati gas serra, incamerandoli per secoli nella carbonella. Ma non è tutto. Lo spargimento di un sottile strato di carbonella su un terreno è in grado di ridurre il fabbisogno di fertilizzanti, di migliorare la resa del suolo e rendere più efficienti le colture tradizionali. Terreni sfruttati o poco fertili possono essere letteralmente trasformati con l’aggiunta di carbonella. Ma questo processo non è un’invenzione recente: già i nativi dell’Amazzonia pre-colombiana fertilizzavano il suolo bruciando scarti vegetali e rifiuti in fossati, creando un ambiente molto fertile chiamato dagli europei Terra Preta (Terra Nera, in portoghese). La tecnica, però, è stata abbandonata per essere riscoperta solo recentemente da importanti Istituti di ricerca. La produzione combinata di carbonella e l’utilizzo di biocarburanti risulta molto efficiente con un bilancio positivo pari a 3-9 volte l’energia spesa per la loro produzione. L’aggiunta di carbonella all’alimentazione degli animali contribuisce anche a ridurre le emissioni di metano (come il carbone attivo sgonfia-pancia della pubblicità) e a migliorare il potere concimante del letame, oltre a renderlo meno “odoroso”.

 

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