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Atrani, S. Gregorio Magno, Pollena Trocchia, Liguria e Toscana
Autore: Prof. Franco Ortolani
28/10/2011 (letto 3879 volte)
Perché tanti disastri idrogeologici? Semplice e drammatico! Eventi tipo quelli citati si verificano quando
Atrani, S. Gregorio Magno, Pollena Trocchia, Liguria e Toscana: è l’ora dell’Autoprotezione Civile
Perché tanti disastri idrogeologici? Semplice e drammatico! Eventi tipo quelli citati si verificano quando la superficie del suolo antropizzata e urbanizzata viene inondata da consistenti piogge concentrate in poche decine di minuti e in qualche ora: ad Atrani caddero circa 150 mm di pioggia in circa 90 minuti, in Liguria e Toscana in un’ora sono precipitati oltre 100 mm e complessivamente, in 6 ore, oltre 400 mm. Quasi la metà delle piogge annue. Quando simili eventi eccezionali si verificano accade che inevitabilmente la superficie del suolo subisce delle modificazioni in seguito agli eventi franosi ed erosivi causati dall’enorme volume di acqua precipitata che non può essere assorbita dal suolo e sottosuolo.
Se il territorio è disabitato subisce delle variazioni causate dalla rapida evoluzione geomorfologica. Se il territorio è antropizzato e urbanizzato l’evento piovoso causa un disastro perché l’uomo non si è mai preoccupato di valutare la fattibilità dei suoi interventi alla luce delle “leggi della natura”; ha emanato leggi proprie per regolamentare l’uso del territorio dimenticando di “chiedere” alla natura cosa ne pensasse. Ne consegue che molti interventi di urbanizzazione, infrastrutturazione, industrializzazione sono legali in base alle leggi fatte dall’uomo ma sono “illegali” in relazione alle leggi della natura. Sono state occupate, con insediamenti vari, numerose parti del territorio che sono di competenza dei fenomeni naturali quali eruzioni, alluvioni, dissesti lenti e rapidi. Basta ricordare le oltre 500.000 persone che abitano le pendici del Vesuvio in aree che possono essere interessate da eruzioni, anche di scarsa potenza come quella del 1944.
Le precipitazioni piovose non sono ripetitivamente sempre le stesse; cambiano in relazione alle modificazioni globali del clima. E’ ampiamente riconosciuto che da alcune decine di anni si sta accentuando una variazione del clima e dell’ambiente che consiste in un riscaldamento globale e in una variazione della distribuzione delle precipitazioni piovose specialmente nell’area mediterranea, molto sensibile alle modificazioni climatiche in quanto situata a cavallo tra l’area desertica a sud e quella umida nella parte centro settentrionale.
Sta cambiando sia la quantità annua che il modo di precipitare delle piogge.
La superficie del suolo si adegua in tempo reale alle nuove condizioni climatiche. Ne consegue che vaste superfici antropizzate e urbanizzate fino ad ora “tranquille” saranno sempre più interessate dalle modificazioni ambientali o meglio dai dissesti che ne rappresentano il modo di cambiare.
Eventi piovosi eccezionali si ripetono a breve distanza di tempo nelle stesse zone e in aree nuove.
Quanto accaduto lo scorso anno in Veneto e finora in Campania, Toscana e Liguria attesta che non siamo preparati per tutelare gli interventi umani, la vita dei cittadini e le attività produttive.
Finora i dibattiti post disastro idrogeologico hanno alimentato un teatrino mediatico dove si sfornano sempre le stesse frasi banali. Chiusi i sipari del teatrino tutto si dimentica.
Sapete che dopo il disastro di Atrani del 9 settembre 2010 il comune non è ancora dotato di un piano di protezione civile?
Da anni andiamo ribadendo motivatamente che le infrazioni alle leggi della natura sono numerosissime e che non vi saranno mai i soldi per mettere in sicurezza gli interventi fatti dall’uomo in zone di competenza dei vari fenomeni naturali. Qualcosa si potrà fare nelle aree più urbanizzate e importanti. I cittadini che risiedono in aree interessate dai pericoli geologici non devono farsi illusioni: prima o poi qualche evento si verificherà. L’unica cosa che si può fare è l’attivazione di piani di protezione civile che servano ad individuare con un congruo anticipo le aree che possono essere devastate da eventi idrogeologici catastrofici.
Poco si è investito finora nel realizzare e sperimentare moderni piani di protezione civile che devono essere ben dimensionati rispetto ai problemi idrogeologici e devono servire, almeno, a salvare la vita dei cittadini.
La maggior parte della popolazione si sarà resa conto che la maggior parte degli amministratori e dei loro rappresentanti a livello locale e nazionale è costituita da personaggi “diversamente abili mentalmente” nel senso che pensano e parlano ad un livello talmente elevato da risultare incomprensibile ai normali cittadini. E talmente elevati sono gli argomenti di cui si occupano, che interessano una limitata schiera di persone, che non c’è possibilità che si interessino dei beni comuni a vantaggio di tutti i cittadini. E’ evidente che nei “diversamente abili mentalmente” che ci amministrano, liberamente eletti dai cittadini, non si può sperare che improvvisamente sorga un interesse per la tutela dell’incolumità dei loro elettori e per la salvaguardia del patrimonio ambientale e dell’assetto socio-economico duraturo. Occorre una nuova idea della protezione civile, dopo l’era di Bertolaso. Forse è il caso di iniziare a parlare e ad agire nell’ottica dell’Autoprotezione Civile. Laddove ci sono problemi idrogeologici, i cittadini si devono rendere conto che prima o poi si verificheranno degli eventi che possono essere catastrofici. Per la legge il sindaco è il primo responsabile della sicurezza dei cittadini: da lui la popolazione responsabile deve pretendere che si attivino i piani coordinati con le istituzioni superiori tesi, almeno, ad evitare nuove vittime.
I disastri idrogeologici sono come una livella: colpiscono spietatamente senza prima verificare tessere di partito, preferenze elettorali, dichiarazioni dei redditi, dati anagrafici. O si attiva una forte spinta all’Autoprotezione Civile o le tragedie di questi ultimi giorni continueranno a mietere altre vittime innocenti.
Franco Ortolani
Ordinario di Geologia
Direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio
Università di Napoli Federico II
26 ottobre 2011
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