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El Niño non vuol dire Global Warming

Autore: Guido Guidi from www.climatemonitor.it
04/05/2017 (letto 1798 volte)

Ormai quasi due anni fa, quando si stava preparando l’evento di El Niño che ha dettato legge sul Pacifico equatoriale per buona parte del 2015

 

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Ormai quasi due anni fa, quando si stava preparando l’evento di El Niño che ha dettato legge sul Pacifico equatoriale per buona parte del 2015 e almeno metà del 2016, eravamo stati facili profeti (o previsori ?), nell'anticipare il fatto che la comunità dei salvamondo avrebbe colto al volo l’occasione dell’inevitabile picco delle temperature superficiali globali che accompagna sempre questi eventi, per prendere due piccioni con una fava, cioè per gettarsi dietro le spalle l’inspiegabile (secondo la dottrina imperante) pausa del global warming, e per tornare soffiare sul fuoco dei record della temperatura globale.
Del resto, appena pochi giorni fa, abbiamo commentato un paper uscito su Nature che riconosce l’esistenza della “pausa” del global warming (o rallentamento se preferite, ma tanto sempre di gran lunga sotto le stime), ma ne parla al passato, proprio perché l’ultimo El Niño ha riversato in atmosfera la quantità di calore necessaria a far riprendere una pendenza decente ai grafici della temperatura.
Il fatto è che nell'ansia di veder confermate le profezie di sventura, i nostri salvamondo si ostinano a fare i conti senza l’oste. Infatti, finito El Niño, finita la scaldata e, neanche fosse il grafico del rapporto deficit/PIL, ecco che la curva delle temperature globali ritorna lestamente su valori pre-El Niño, a sottolineare una volta di più che a tessere le fila delle oscillazioni della temperatura, quanto meno nel breve medio periodo, non è la CO2, ma la variabilità intrinseca del sistema.
Trovate sia difficile da capire? Non credo, è assolutamente intuitivo. Sarà per questo che i salvamondo, ora intenti a marciare a destra e a manca (anche sotto la neve ?!?) per sensibilizzare il mondo sul fatto che l’AGW è vivo e lotta insieme a loro, evitano con cura di spiegarlo ai loro megafoni mediatici preferiti.
Nel frattempo, come sottolineava un lettore molto attento, la “buona stagione” sull'emisfero nord è partita con record negativo della posizione dell’ITCZ o zona di convergenza intertropicale sull'Africa. L’ITCZ è tra le altre cose la zona dove nascono i temporali in area intertropicale, eventi che hanno il compito di portare verso l’alto il calore ricevuto dalla “pancia” del pianeta e segnare quindi il ramo ascendente della Cella di Hadley, la cui discendenza oltre i tropici segna la posizione delle alte pressioni che ci regalano la stabilità estiva (e anche le ondate di calore). Se tutta la circolazione resta bassa di latitudine, è segno che il sistema deve ancora virare verso il caldo e la stagione è in ritardo, perché ancora detta legge l’aria fredda. Staremo a vedere.
Ah, dimenticavo, pare che oggi ci sarà un annuncio della Casa Bianca in materia di clima. Scrivo senza sapere di cosa si tratti, anche se ho il sospetto che secchio e spugna siano pronti già da un pezzo da quelle parti. Qualcuno dovrà comprarsi delle scarpe comode perché ci sarà da marciare parecchio. Ad ogni buon conto, se di secchio e spugna sui non accordi del secolo di Parigi si dovesse trattare, politica è da un lato e politica è dall’altro, assolutamente equidistanti dal clima e dalla conoscenza che ne abbiamo e, per di più, del tutto ininfluenti.

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