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L’influenza del clima nel canto degli uccellini
Autore: Prof. Adriano Mazzarella - Responsabile Osservatorio Meteorologico Università Federico II di Napoli
30/05/2009 (letto 5360 volte)
Un’equipe di informatici e di ornitologi, guidata dal dottor Botero del National Environmental Synthesis Center (USA)....
Un’equipe di informatici e di ornitologi, guidata dal dottor Botero del National Environmental Synthesis Center (USA), ha analizzato il canto di uccelli della specie “mimo poliglotto” in ambienti climaticamente molto diversi tra loro, quali il deserto e la giungla. I dati canori sono stati analizzati da computers e confrontati con quelli climatici di temperatura, umidità dell’aria e precipitazioni.
I risultati della ricerca, pubblicati su Current Biology, hanno lasciato pochi dubbi: gli esemplari che vivono in condizioni climatiche estreme sviluppano meglio la loro capacità di variare e modulare fischi, gorgheggi, trilli e pigolii. Con inverni rigidi, con climi particolarmente asciutti o con anomalie climatiche improvvise diventa sempre più difficile per gli uccelli riuscire a riprodursi: il cibo può scarseggiare da un momento all'altro e l'ambiente può diventare improvvisamente ostile. In tali situazioni estreme, comunicare con note melodiose e sofisticate non è solo un vezzo ma una abilità di attrazione delle femmine che diventano sempre più selettive nella ricerca di un compagno.
E’ curioso osservare come Botero ama concludere la sua ricerca: “qualcosa di simile accade anche per l'uomo: il linguaggio, la musica l'arte e la letteratura si sono evoluti come segnali di intelligenza nel processo di selezione sessuale”. Per gli antropologi è un'opportunità in più per identificare quelle forze ancora occulte che misteriosamente agiscono nell'evoluzione dell'uomo.
Adriano Mazzarella Responsabile Osservatorio Meteorologico Università Federico II www.meteo.unina.it
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