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La pioggia e quei riti vecchi quanto il mondo
Autore: Prof. Adriano Mazzarella -
Responsabile Osservatorio Meteorologico Università Federico II di Napoli
14/09/2009 (letto 4594 volte)
Le preghiere per la pioggia sono sempre esistite. Nell’antica Roma, durante la cerimonia chiamata “aquilicium”, matrone scalze e con i capelli sciolti salivano sul Campidoglio, facevano ruzzolare pietre e invocavano Giove Pluvio a squarciagola simulando il brontolio del tuono (ancora oggi si pensa che il cantare stonando porti la pioggia!). L’idea che Dio mandi l’acqua in risposta ai comportamenti umani è nella Bibbia: “Se seguirai i miei comandamenti, ti manderò la pioggia”. Se questa si faceva attendere, la gente pensava che qualcuno avesse peccato. Gli Aztechi affidavano i raccolti del mais a Xipe Totec, “Nostro Signore lo Scuoiato”, e sacrificavano nemici e schiavi affinchè le loro sofferenze propiziassero l’arrivo delle piogge. Alcune processioni medioevali dei flagellanti venivano indette ogni volta che la siccità minacciava i raccolti. Il meccanismo psico-sociale, disciplinato dalle religioni e che accomuna quasi tutte le preghiere e le cerimonie, è l’attribuzione della collera divina a una colpa della collettività degli uomini. L’espiazione che nelle culture arcaiche esigeva il sacrificio umano, ora richiede almeno una preghiera. Alla metà del quarto secolo, papa Liberio trasformò per la prima volta la cerimonia pagana di invocazione delle precipitazioni in una pubblica preghiera cristiana. Da allora l’uso è rimasto e ancora oggi il vescovo, in caso di prolungata siccità, indice una processione o un pellegrinaggio “ad petendam pluviam” (per invocare la pioggia).
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