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Grotta di San Michele
Autore: Francesco Maiorano
06/11/2006 (letto 27084 volte)
Articolo inviato da Francesco Maiorano, utente badboy88 del forum.
".....Sanctum Angelum, qui situm est in Monte qui Aureus dicitur....."
...Sulle pendici del Monte Raione o S.Elmo, che nelle piu' antiche carte si trova di volta in volta indicato come monte S.Angelo o Montedoro, si apre questa cavità naturale denominata " grotta di S.Michele " (o Grotta dell’Angelo) realizzata dal millenario lavoro delle acque....Per raggiungere Olevano sul Tusciano (SA) ed ammirare tutte le sue bellezze è possibile usare diversi mezzi di trasporto.
Se desiderate utilizzare la vostra auto, percorrete l’autostrada A3, sia se provenite da nord che da sud, fino a Battipaglia; usciti dall’autostrada imboccate la SP 29 che in 7.5 km vi porterà fino ad Olevano (fraz. Monticelli). Proseguendo sempre lungo la stessa provinciale giungerete a Salitto, frazione più alta del paese, dove puntando lo sguardo verso SW noterete il bellissimo paesaggio che offre ai vostri occhi la fertile Piana de Sele.
Utilizzando invece le ferrovie, scendete alla stazione di Battipaglia e servendovi dei trasporti pubblici (SITA) potrete arrivare comodamente in paese grazie ai bus che toccano tutte e tre le frazioni di Olevano: Monticelli – Ariano – Salitto.
Questi i due più importanti appuntamenti di Olevano sul Tusciano:
• 8 Maggio Festa patronale di S.Michele Arcangelo con processione attraverso le tre frazioni fino alla grotta.
• 29 Settembre: Festa del Patrono, S.Michele Arcangelo, con cerimonia religiosa sulla Grotta dell'Angelo.
In questo articolo cercheremo di parlarvi di ciò che accade il 26 Settembre di ogni anno, quando la cittadinanza olevanese si reca, chi in maniera salutare e chi con diversi mezzi di trasporto, alla grotta, per celebrare riuniti il culto di San Michele Arcangelo. Per far meglio comprendere al lettore tutto l’itinerario e cercare di farvi penetrare, in maniera più o meno diretta, nel magico mondo olevanese, abbiamo ritenuto opportuno inserire una piccola prefazione fotografico-didascalica, sperando che possa essere apprezzata e vi possa essere d’aiuto, un giorno, se deciderete di visitare questi incantevoli luoghi immersi nel verde più totale.
La celebrazione, prevista alle ore 10:30 nella cappella principale della grotta, ci “costringe” a partire da Battipaglia alle prime ore dell’alba. L’atmosfera incantevole ci prepara psicologicamente al cammino che dovremo effettuare fra non molto tempo, una volta giunti a Salitto. Decidiamo di utilizzare i trasporti pubblici che collegano molto bene i due comuni salernitani. Dopo circa 20/25 minuti di autobus si arriva comodamente a Salitto (430m.). Effettuiamo una piccola sosta in piazza Francesco Spirito, facendo scorte per il pranzo, e iniziamo ad incamminarci verso la località Cannabosto (540m.)
Tra le tortuose curve, spostiamo lo sguardo verso W, dove ci appare questo spettacolo...
Dopo circa 7/8 minuti giungiamo a Cannabosto (540m)
Iniziamo, quindi, la discesa in direzione del Parco San Michele (250m), posto nella valle del fiume Tusciano
Monte Raione
Camminando a passo normale, si giunge nel fondovalle, cioè al Parco, in circa 40 minuti
Sostiamo in questo paradiso naturale, ed il tempo sembra volare mentre la nostra mente si collega con il “tutto”
Usciti dalla contemplazione dei meravigliosi scenari naturali, riprendiamo il cammino che ci porterà fino alla grotta, dove ci aspetta la celebrazione del santo.
Si utilizzano i più svariati mezzi di trasporto! L'importante è arrivare, no?
Eccoci finalmente alla grotta (600m) dopo un cammino effettivo, totale, di 90 minuti.
La grotta è costituita da un astro che si inoltra nella montagna per 900 m. circa ed è chiuso da una frana detritica.Lungo il fiume una antica via univa l'Appia alla Popilia, ai due estremi troviamo due grotte, quella di monte Santangelo del Gargano e quella di Olevano detta dell'Angelo, entrambe consacrate fin dai primi secoli del cristianesimo al culto di S.Michele. Questo grandioso complesso monumentale è stato riconosciuto da prestigiosi enti mondiali come uno dei patrimoni storici più belli. Il Word Monument Funds ha provveduto ad inserirlo in una speciale classifica dei 100 più importanti monumenti al mondo "a rischio e da salvare".
Una fortuita segnalazione diede il via alla scoperta della grotta di Olevano. L'insediamento è ben noto agli abitanti per il culto tributato all'Arcangelo S.Michele, protettore della cripta, ma scarsamente conosciuto tra gli studiosi. La caverna, presenta una particolarità forse unica: non si tratta di una caverna le cui pareti, lisciate o intonacate, sono state dipinte, ma di uno spazio entro il quale sono state realizzate delle architetture completamente indipendenti e che, rifiutando la protezione naturale offerta dalla volta, sono completate dalla loro copertura a tetto o a cupola. Nell'interno della grotta sorgono sei cappelle, mentre di una settima sono stati ritrovati i ruderi all'esterno.
All’interno vi sono i meravigliosi affreschi dei monaci venuti dall’oriente, i bizantini!
Acquista particolar rilievo l'individuazione del luogo che si ritrova nell' "Itinerarium Bernardi Monachi", che narra del pellegrinaggio di Fra' Bernardo in Terrasanta in compagnia di due monaci.
I pellegrini tornando da Gerusalemme si recano a visitare la Grotta dell'Angelo tra l'867 e l'870, che così viene descritta: "...exeuntes de mari, venimus ad montem Aureum ubi est cripta habens VII altaria, habens etiam supra se silvam magnam.
In quam criptam nemo potest pre obscuritate intrare, nisi cum accensis luminibus. Ibidem erat abbas dominus Valentinus. A monte Aureo venientes pervenimus Romam..." .
Ricordiamo i seguenti affreschi: la visitazione, la natività, l’adorazione dei Magi,presentazione al tempio, la fuga in Egitto, San Pietro (il primo papa), Costantino ed Ario, la madonna con il bambino, Sanctus Bitus (San Vito), il battesimo nel fiume Giordano, la Crocifissione.
Un'impresa notevole fu, per i monaci-pittori, affrontare la composizione degli affreschi in un ambiente quasi buio che bisognava rischiarare artificialmente. Non potevano dipingere alla luce delle fiaccole perché il tremolare delle fiamma produceva sul muro ombre oscillanti; dovevano far ricorso a piccole lanterne sistemate in prossimità della parete da affrescare. Sul tavolo attrezzato a tavolozza venivano stemperati i pochi colori disponibili. Il pittore, seguendo il filo dei suoi pensieri o tradizionali modelli, tracciava linee ampie sull'intonaco fresco creando il racconto e poi cominciava la stesura delle campiture di colore con i pennelli che egli stesso si era fabbricato.
Dipingeva con le pupille dilatate e caricava i tratti caratterizzanti i personaggi, perché potessero poi essere ben visti nella fioca luce di tutti i giorni. Dipingere in quell'ambiente offriva un vantaggio che ha permesso agli affreschi di arrivare fino a noi nelle condizioni in cui si possono ammirare oggi. Nella grotta il notevole tasso di umidità faceva essiccare molto lentamente l'intonaco, per cui il colore poteva penetrare a fondo in esso.
L'artista non era costretto a dipingere con quella fretta che caratterizza, solitamente, la creazione degli affreschi: poteva così avere tempo per annotare con minuzia tanti particolari che si notano nella damascature delle stole, nelle decorazioni dei costumi e nelle sottolineature delle strutture. Anche per questa ragione gli affreschi di Olevano sono da considerarsi straordinari e "diversi" dai pochi altri della stessa epoca.
Lo stile, la scuola, la provenienza dei pittori sono inequivocabilmente bizantini: lo sono per la cultura che da essi promana, per i costumi, per le lezioni teologiche, per la conoscenza che gli artisti avevano per i Vangeli Canonici e per gli Apocrifi, per le sottigliezze interpretative, per quel modo tutto bizantino di trasformare la realtà.
L'arte bizantina è divisa dagli storici dell'arte in tre tronconi che si differenziano per provenienza, modo di esprimersi e finalità:
a) Arte Costantinopoliana: celebrativa, trionfante, magnificante dei fasti dell'Impero e della religione: si pensi ai mosaici di Santa Sofia a Costantinopoli o a quelli di Ravenna;
b) Arte Siriaca: più dimessa, ragionata: offre una lettura fedele del Vangelo e degli Atti: è una prima "bibla pauperorum";
c) Arte Cappadociana: ricca di simboli, illustrativa, permeata di poesia, fortemente espressiva.
Ovviamente le differenze, pur se avvertibili, avvengono all'interno di uno stesso codice che presenta delle costanti che prescindono anche dalle tecniche esecutive: corpi allungati costituiti da tronchi corti e gambe lunghe; mani grandi, sguardo fisso, drappeggio suggerito più dalla linea che dal chiaroscuro... Sulla scorta di queste informazioni schematiche, si può vedere come la pittura di Olevano sia comparabile con quella della Cappadocia anche se vi sono richiami ed episodi perfettamente cosmopolitani.
L'antro di Nard'Antuono...Nascosto tra i massi, uno stretto cunicolo introduce scomodamente nel braccio laterale a cui il popolo ha dato il nome del “brigante” che, dopo la cosiddetta unità d'Italia, qui trovò sicuro rifugio con la sua banda: Nard'Antuono, contrazione di Leonardo Antonio. Questo braccio della grotta è morfologicamente diverso da quello principale: è lungo circa 150 metri e presenta un dislivello di 30 metri. La galleria è tormentata: ora stretta che appena ci passi, ora larga ed accogliente.
T'inerpichi su un terreno soffice,secco, asciutto mentre la torcia esplora nicchie ed anfratti. La prima parte è ricca di stalattiti e stalagmiti. Guardi su, verso l'alto e un chiarore azzurrino, irreale, pare quasi che ti annunci un'alba lontana e ti fa da guida sicura di cui ti fidi perché è bello andare verso la luce.
Tre aperture, tre grandi porte ormai diventate balconi, introducono nell'ultima parte di grotta fiotti di luce benedetta che ti ridanno tranquillità. Sei in una grande sala che uno sperone di roccia divide in due parti, in due ambienti ampi ed accoglienti.
Una timida vegetazione acquista forza in prossimità delle aperture. Qui le tracce di antichi abitanti sono quasi in superficie: pietre scheggiate e lavorate, punte di frecce, raschiatoi, fusaiole, reperti fittili, attendono uno scavo scientifico, ben organizzato: il gruppo speleologico del C.A.I. di Napoli nel 66-67 fece dei sondaggi di scavo e, subito, le antiche testimonianze vennero alla luce.
Questo antro luminoso riparato dal vento rappresentava una dimora ideale per il cavernicolo: l'accesso era abbastanza scomodo ma facilmente difendibile, la legna per il fuoco sull'uscio, la zona di caccia ad un tiro di sasso, l'acqua, fresca e leggera, era assicurata per tutto l'anno in fondo alla grotta; a fondovalle il fiume offriva pesce prelibato.
Per il lavoro, le zone circostanti erano ricche di selce e l'ossidiana, alla fine, non era tanto lontana, la mortella per la concia delle pelli era a portata di mano. Ci si affaccia su di una vista mozzafiato: recenti sconvolgimenti hanno fatto sì che il dolce declivio che dall'ingresso dell’anfratto di Nard'Antuono scendeva fino a valle si sia trasformato in una parete da scalata.
Guardi a sud verso Monte di Eboli e vedi colli ricoperti di verde fitto che sfuma nell'argento degli ulivi che, con contorcimenti dei tronchi centenari, caratterizzano tanta parte dei nostri paesaggi. Lungo il perimetro di questa grande sala la natura ha disegnato incavi nella roccia che ti fanno pensare ad alcove nelle quali gli antichi abitatori potevano trovare una certa intimità.
In alcuni angoli non fai fatica ad immaginare bimbi che dormono su letti di felci. Al centro della "sala" era acceso il grande fuoco su cui vegliava, vestale ante litteram, l'anziana del gruppo. Il fumo ha lasciato annerita testimonianza sotto la volta.
Generazioni e generazioni si sono susseguite in questo antro e, a cercare ben, tutti hanno lasciato tracce. In fondo alla grotta, in basso, troviamo un angolo in cui vi è una eccezionale raccolta di ossa di animali, "avanzi di cucina": se lo studioso rovistasse tra esse, potrebbe dirti quali animali erano più frequentemente cacciati e con quali armi e potrebbe dare preziose indicazioni e datazioni sulla vita di questi nostri antenati.
Il pastore transumante della civiltà appenninica conosceva ogni anfratto in cui cercare rifugio con la famiglia e col gregge: qui intorno una miriade di grotte lo testimonia. Pensa alle "Grotte di Giacobbe", prossime ad Eboli; alle grotte delle ripe del Tusciano, tra Battipaglia ed Olevano; alla grotta del Campanone; a quella di Sant'Oronzo in Occiano; alla grotta del Brigante e a quella del Santissimo Salvatore in Gauro; pensa alla grotta dello Scalandrone con cascata, laghetto e spiaggia, sull'Acellina, sorgente del Picentino.
E' facile immaginare come per ogni gruppo, per ogni tribù della zona, il sogno abitativo fosse costituito dalla grotta di Nard'Antuono per la "comodità" che offriva e per la sicurezza che in essa si poteva trovare. Chissà se questi primitivi erano contemplativi: se lo erano, le radiose albe di cui potevano godere da questa grotta i cui ingressi guardano a levante, compensavano abbondantemente i timori e le paure delle lunghe notti nelle quali gli uomini erano pronti a sobbalzare al minimo rumore...
L'8 maggio..La festa in onore di S.Michele Arcangelo l’8 maggio ricorda al popolo olevanese le gloria di una remota vittoria, pure riportata sulle bande dei pirati Saraceni che infestavano il Mediterraneo. Il popolo insorse armato con arnesi rudimentali e con bandiera, e chiamato a raccolta dal suono di pifferi e tamburi, scacciò il nemico fino al mare. Ancora oggi con note di folklore popolare la processione del Santo che attraversa le tre frazioni del Comune, è preceduta da pifferi, tamburi e bandiera, ultimi simboli di una gloria antica e immortale. Famosi sono gli sbandieratori di Cava de Tirreni che da ormai molti anni giungono ad Olevano s/T. Altro particolare è la cenda che gli olevanesi costruiscono in onore del Santo patrono, formata da candele.
Attraverso il centro antico di Salitto, l'8 maggio si snoda la processione in onore del santo patrono e, in località Cannabosto, posta immediatamente a ridosso di essa, si svolge la sosta celebrativa con grande partecipazione di fedeli e, al culmine di essa, vengono accesi fuochi d’artificio i cui assordanti botti accompagnano la processione che si avvia per la strada della grotta di San Michele.
E’ stato predisposto un gruppo guide per dare la possibilità alle persone interessate di visitare la grotta di san Michele in modo assistito e organizzato. Le visite guidate si svolgeranno ogni prima domenica del mese e, su prenotazione, in base ad un calendario prefissato di giorni che verrà preparato con cadenza mensile e comunicato di volta in volta al comando dei vigili urbani. Verrà garantita la presenza di almeno due accompagnatori nei fine settimana (sabato e domenica) e, solo per gruppi di studenti, anche nei giorni infrasettimanali. Per raggiungere la grotta occorre circa un’ora di cammino dal paese oppure, servendosi di un fuori-strada, è possibile giungere a circa dieci minuti di marcia dal sito. Le escursioni in grotta hanno la durata di un’ora circa e vengono programmate per gruppi di minimo cinque persone.
Escursioni alla Grotta di San Michele.
EQUIPAGGIAMENTO CONSIGLIATO:
• Abbigliamento sportivo
• Scarponcini da trekking
• K-way o felpa
• Torcia.
Testo di Rino D'Amico e Francesco Maiorano.
Fotografie a cura di Francesco Maiorano.
Parti del testo sono state recuperate dal web.
...Sulle pendici del Monte Raione o S.Elmo, che nelle piu' antiche carte si trova di volta in volta indicato come monte S.Angelo o Montedoro, si apre questa cavità naturale denominata " grotta di S.Michele " (o Grotta dell’Angelo) realizzata dal millenario lavoro delle acque....Per raggiungere Olevano sul Tusciano (SA) ed ammirare tutte le sue bellezze è possibile usare diversi mezzi di trasporto.
Se desiderate utilizzare la vostra auto, percorrete l’autostrada A3, sia se provenite da nord che da sud, fino a Battipaglia; usciti dall’autostrada imboccate la SP 29 che in 7.5 km vi porterà fino ad Olevano (fraz. Monticelli). Proseguendo sempre lungo la stessa provinciale giungerete a Salitto, frazione più alta del paese, dove puntando lo sguardo verso SW noterete il bellissimo paesaggio che offre ai vostri occhi la fertile Piana de Sele.
Utilizzando invece le ferrovie, scendete alla stazione di Battipaglia e servendovi dei trasporti pubblici (SITA) potrete arrivare comodamente in paese grazie ai bus che toccano tutte e tre le frazioni di Olevano: Monticelli – Ariano – Salitto.
Questi i due più importanti appuntamenti di Olevano sul Tusciano:
• 8 Maggio Festa patronale di S.Michele Arcangelo con processione attraverso le tre frazioni fino alla grotta.
• 29 Settembre: Festa del Patrono, S.Michele Arcangelo, con cerimonia religiosa sulla Grotta dell'Angelo.
Un'impresa notevole fu, per i monaci-pittori, affrontare la composizione degli affreschi in un ambiente quasi buio che bisognava rischiarare artificialmente. Non potevano dipingere alla luce delle fiaccole perché il tremolare delle fiamma produceva sul muro ombre oscillanti; dovevano far ricorso a piccole lanterne sistemate in prossimità della parete da affrescare. Sul tavolo attrezzato a tavolozza venivano stemperati i pochi colori disponibili. Il pittore, seguendo il filo dei suoi pensieri o tradizionali modelli, tracciava linee ampie sull'intonaco fresco creando il racconto e poi cominciava la stesura delle campiture di colore con i pennelli che egli stesso si era fabbricato.
Dipingeva con le pupille dilatate e caricava i tratti caratterizzanti i personaggi, perché potessero poi essere ben visti nella fioca luce di tutti i giorni. Dipingere in quell'ambiente offriva un vantaggio che ha permesso agli affreschi di arrivare fino a noi nelle condizioni in cui si possono ammirare oggi. Nella grotta il notevole tasso di umidità faceva essiccare molto lentamente l'intonaco, per cui il colore poteva penetrare a fondo in esso.
L'artista non era costretto a dipingere con quella fretta che caratterizza, solitamente, la creazione degli affreschi: poteva così avere tempo per annotare con minuzia tanti particolari che si notano nella damascature delle stole, nelle decorazioni dei costumi e nelle sottolineature delle strutture. Anche per questa ragione gli affreschi di Olevano sono da considerarsi straordinari e "diversi" dai pochi altri della stessa epoca.
Lo stile, la scuola, la provenienza dei pittori sono inequivocabilmente bizantini: lo sono per la cultura che da essi promana, per i costumi, per le lezioni teologiche, per la conoscenza che gli artisti avevano per i Vangeli Canonici e per gli Apocrifi, per le sottigliezze interpretative, per quel modo tutto bizantino di trasformare la realtà.
a) Arte Costantinopoliana: celebrativa, trionfante, magnificante dei fasti dell'Impero e della religione: si pensi ai mosaici di Santa Sofia a Costantinopoli o a quelli di Ravenna;
b) Arte Siriaca: più dimessa, ragionata: offre una lettura fedele del Vangelo e degli Atti: è una prima "bibla pauperorum";
c) Arte Cappadociana: ricca di simboli, illustrativa, permeata di poesia, fortemente espressiva.
Ovviamente le differenze, pur se avvertibili, avvengono all'interno di uno stesso codice che presenta delle costanti che prescindono anche dalle tecniche esecutive: corpi allungati costituiti da tronchi corti e gambe lunghe; mani grandi, sguardo fisso, drappeggio suggerito più dalla linea che dal chiaroscuro... Sulla scorta di queste informazioni schematiche, si può vedere come la pittura di Olevano sia comparabile con quella della Cappadocia anche se vi sono richiami ed episodi perfettamente cosmopolitani.
Guardi a sud verso Monte di Eboli e vedi colli ricoperti di verde fitto che sfuma nell'argento degli ulivi che, con contorcimenti dei tronchi centenari, caratterizzano tanta parte dei nostri paesaggi. Lungo il perimetro di questa grande sala la natura ha disegnato incavi nella roccia che ti fanno pensare ad alcove nelle quali gli antichi abitatori potevano trovare una certa intimità.
In alcuni angoli non fai fatica ad immaginare bimbi che dormono su letti di felci. Al centro della "sala" era acceso il grande fuoco su cui vegliava, vestale ante litteram, l'anziana del gruppo. Il fumo ha lasciato annerita testimonianza sotto la volta.
Generazioni e generazioni si sono susseguite in questo antro e, a cercare ben, tutti hanno lasciato tracce. In fondo alla grotta, in basso, troviamo un angolo in cui vi è una eccezionale raccolta di ossa di animali, "avanzi di cucina": se lo studioso rovistasse tra esse, potrebbe dirti quali animali erano più frequentemente cacciati e con quali armi e potrebbe dare preziose indicazioni e datazioni sulla vita di questi nostri antenati.
Il pastore transumante della civiltà appenninica conosceva ogni anfratto in cui cercare rifugio con la famiglia e col gregge: qui intorno una miriade di grotte lo testimonia. Pensa alle "Grotte di Giacobbe", prossime ad Eboli; alle grotte delle ripe del Tusciano, tra Battipaglia ed Olevano; alla grotta del Campanone; a quella di Sant'Oronzo in Occiano; alla grotta del Brigante e a quella del Santissimo Salvatore in Gauro; pensa alla grotta dello Scalandrone con cascata, laghetto e spiaggia, sull'Acellina, sorgente del Picentino.
E' facile immaginare come per ogni gruppo, per ogni tribù della zona, il sogno abitativo fosse costituito dalla grotta di Nard'Antuono per la "comodità" che offriva e per la sicurezza che in essa si poteva trovare. Chissà se questi primitivi erano contemplativi: se lo erano, le radiose albe di cui potevano godere da questa grotta i cui ingressi guardano a levante, compensavano abbondantemente i timori e le paure delle lunghe notti nelle quali gli uomini erano pronti a sobbalzare al minimo rumore...
• Abbigliamento sportivo
• Scarponcini da trekking
• K-way o felpa
• Torcia.
Testo di Rino D'Amico e Francesco Maiorano.
Fotografie a cura di Francesco Maiorano.
Parti del testo sono state recuperate dal web.
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